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SPINOZA
Il Filosofo della Natura
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“Deus sive Natura, Natura sive Deus”

Questa è probabilmente la più celebre espressione formulata da Baruch Spinoza, nonché la più adatta ad introdurre ed analizzare la visione del mondo del filosofo stesso: il Panteismo.

Panteismo è un termine che deriva dal greco ed è etimologicamente composto da due parole: tutto e Dio, stando ad indicare appunto una credenza che non identifica Dio in una sola figura, antropomorfa o meno, ma vede la sua essenza presente nell’intero universo, o nel tutto per così dire.

In Spinoza, in particolare, troviamo un panteismo chiamato “naturalistico”, poiché egli precisa che Dio è nella Natura, o sarebbe più corretto dire che Dio è Natura, e la Natura è Dio.

La grande rivoluzione attuata da Spinoza, infatti, sta nel rompere il dualismo affermando che la Sostanza non può che essere unica. Il filosofo si riferisce a questa come “ciò che è in sé e per sé si concepisce”, definendola dunque come qualcosa di infinito e ingenerato, che ha come attributi l’esistenza e l’eternità, nonché la perfezione.

“Tutte le cose e le azioni esistenti nella Natura sono perfette.”

Attribuire alla Sostanza la perfezione significa naturalmente che l’universo, il tutto, essendo creato proprio da quella Sostanza ed essendo esso stesso la Sostanza possiederà il medesimo attributo. Il filosofo aggiunge che se si potesse contemplare il mondo materiale e non materiale nella sua totalità, allora si coglierebbe necessariamente la mirabile perfezione del tutto.

“Io vorrei avvisarvi che non attribuisco alla natura la bellezza o la deformità, l’ordine o la confusione. Solo in relazione alla nostra immaginazione possiamo chiamare le cose belle o brutte, ben ordinate o confuse.”

In questo senso il messaggio di Spinoza non è dissimile da quello del filosofo ben più antico Eraclito [link filosofo del risveglio], il quale affermava che è caratteristica prettamente umana il vedere il bene o il male, la giustizia o l’ingiustizia nel mondo. L’uomo vede la realtà dal suo punto di vista e così la interpreta, come se tutti i giorni portassimo delle lenti viola e ci ritrovassimo di conseguenza a pensare che Dio ha creato un mondo viola. La caratteristica di colui che è sveglio è proprio la consapevolezza di questa soggettività di fondo e la capacità di togliere finalmente gli occhiali e ammirare la perfezione del Creato.

Dopo quanto appena detto, risulterà evidente che il punto di vista spinoziano è in netta contrapposizione con quello giudaico-cristiano: il filosofo infatti afferma che non esiste distanza tra il cosiddetto Dio Creatore e il Creato; essendo la sostanza infinita ed eterna, essa è presente nell’intero universo costituendo allo stesso tempo il Creatore del mondo e la sostanza creata.

In questa visione ogni foglia, insetto, animale, fino a giungere all’uomo, altro non è se non una modificazione finita della sostanza infinita che permea l’universo intero.

“La Natura unisce in sé tutte le cose; quindi la Natura unisce in sé Dio e l'uomo.”

Uno degli attributi che secondo Spinoza è proprio di Dio è infatti quello di essere causa sui, ciò significa che in Lui c'è l'origine di sé ma anche di tutto ciò che esiste, perché Egli è l'origine di ogni essenza e di ogni esistenza, di tutta la realtà materiale e non materiale.

“Questo Dio impersonale di Spinoza non è il creatore del mondo...Dio è la causa, non trascendente, ma immanente, di tutte le cose e di sé stesso”

Spinoza stravolge la concezione di un Dio trascendente affermando che l’ipotesi di un Dio Creatore implica che egli ad un momento stabilito abbia scelto di creare il meglio, la perfezione. Questa visione però farebbe inesorabilmente cadere Dio nell’imperfezione proprio perché una scelta implica due alternative, ed essendo Dio onnipotente nella sua azione non ha alternative, dunque non necessita di scegliere.

Una non scelta implica d’altro canto comunque una non libertà, ponendo Dio nella condizione di un artigiano che realizza l’unica creazione possibile, perfetta come lo è egli stesso.

La rivoluzione del pensiero di Spinoza sta nell’introdurre il concetto di autonomia divina in uno schema in cui libertà e necessità coincidono: Dio obbedisce ad una legge che egli stesso, per sua stessa natura, si è dato, quindi obbedendovi è necessitato ma essendo la legge creata da lui è libero, ed è obbedendo a questa legge che realizza sé stesso.

Per lo stesso motivo Spinoza rifiuta fortemente una visione finalistica del divino proprio perché Egli non può essere sottoposto a dei principi quali il Bene o la Bontà, pena la perdita della sua onnipotenza. Il Bene è un principio noto solo agli uomini che proiettano la loro ricerca e il loro ideale su Dio, il quale è in realtà a-morale, cioè estraneo ad ogni tipo di morale, in quanto si limita a realizzarsi e ad essere causa sui.

In conclusione possiamo dire che Spinoza, con la sua visione panteista della realtà, ha rivoluzionato il pensiero filosofico e religioso del tempo ponendo le basi per riflessioni filosofiche successive da parte di brillanti uomini che per secoli riconosceranno il loro debito al Filosofo della Natura.

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