PROPAGANDA
Essenza della Democrazia

Riprendendo il concetto di massa approfondito nel precedente articolo, è interessante notare come normalmente venga fatta una naturale confusione riguardo le caratteristiche della massa, mischiando termini e concetti ritenuti sinonimi. Qui proponiamo tre false convinzioni che possono aiutare a fare chiarezza iniziale riguardo il soggetto sociale in questione:
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LA MASSA È LA SOMMA DEGLI INDIVIDUI: Falso! Come altri soggetti sociali, la massa non è mai la somma degli individui, ma, al contrario è un’entità a sé stante, che nello specifico tende a fagocitare ogni forma di individualità e di particolarità.
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LA MASSA È COME IL POPOLO, LA CLASSE O LA NAZIONE: Falso! Nonostante ci siano elementi in comune in quanto ciascuna di loro risulta un’entità a sé stante, il Popolo, la Nazione e, anche se solo accennata e mai del tutto verificata, anche la Classe possono godere di un’Identità. La Massa per definizione no. Popolo e Nazione hanno un rapporto con un particolare Genius Loci (la Nazione più specificatamente come derivazione della Patria), mentre la Classe con un’identificazione economico sociale. Tutte queste tre entità hanno garantito a livelli differenti il principio di identità, supportato dal principio di non contraddizione, la massa invece per definizione è tutto e il contrario di tutto. Inoltre, ciascuna delle tre entità può partorire Eroi, Condottieri, Pensatori, (etc.) a seconda delle esigenze degli uomini simbolo che rappresentino l’entità in questione. La massa invece non può farlo, proprio in virtù dei motivi già indicati sopra.
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LA MASSA È COME UN GRUPPO, SEMPLICEMENTE PIU’ NUMEROSO: Falso! Nonostante anche in questo caso ci possono essere elementi comuni – a volte vengono usati come sinonimi – la differenza non si esaurisce nella quantità, ma nella qualità dei rapporti: un gruppo vive di un destino comune, ha un obiettivo comune, ha delle regole interne, caratteristiche che in misure differenti gli garantiscono un’identità. La massa non gode di nessuna di queste caratteristiche oltre che essere priva di identità
Abbiamo quindi fin qui appurato che la massa è di fatto un’entità totalizzante e senza identità, in cui ogni barlume di individualità viene annientato, e abbiamo visto come, per sua stessa natura, essa si presti ad essere il bersaglio principe di tutta quell’impalcatura di tecniche di persuasione propagandistica attuate con lo scopo di indurre specifiche reazioni in chi le subisce, per generare così un tornaconto in favore di chi le mette in atto, elevando quest’ultimo ad uno status di “dominatore” ovvero detentore di potere.
In relazione a quest’ultimo concetto, comunemente il termine Propaganda viene infatti associato alle dittature e agli autoritarismi del ‘900, i quali, per tenere il popolo schiavo, devono sostanzialmente inventare o manipolare i fatti per mantenere un’apparenza che sostenga il governo e nasconda la verità, che invece condannerebbe il regime a un rovesciamento.
Ovviamente, anche questa “credenza” è frutto di Propaganda studiata e attuata con criterio. Il padre della Propaganda moderna, Edward Bernays, nipote del più noto Sigmund Freud, un bel giorno decise di usare gli studi clinici dell’illustre zio unendoli alle teorie di Le Bon e altri studiosi, per manipolare le masse a fini pubblicitari e di consenso politico. Proprio lui, fervido democratico, sosterrà nel suo libro più celebre, “Propaganda” appunto, che
«La manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini organizzate e delle opinioni delle masse è un elemento importante in una società democratica. Coloro che manipolano questo meccanismo nascosto della società costituiscono un governo invisibile che ha il vero potere di governare nel nostro paese. Veniamo governati, le nostre menti vengono modellate, i nostri gusti influenzati, le nostre idee suggerite per la maggior parte da uomini di cui non abbiamo mai sentito parlare. Questa è la conseguenza logica del modo in cui è organizzata la nostra società democratica.»
Quello che viene presentato come un terrore delle classi dominanti di perdere i propri privilegi, è un fatto che ha radici in un pragmatismo che va al di là di un interesse di parte, comunque probabile. Le masse in quanto tali non possono governare. Per almeno due ragioni: primo perché la totale assenza di razionalità e l’instabilità emotiva che le caratterizza le rende dei non-soggetti politici, e totalmente inadatti a prendere decisioni. In secondo luogo ma non meno importante, se le masse governassero, chi sarebbero i governati? Loro stesse, in una sorta di caotico e fantasioso paradiso anarcoide in cui tutto si autoregolerebbe da solo? Evidentemente anche qualora dovessero abdicare le linee di comando presenti, e le masse dovessero realizzare l’utopia antisistema, si andrebbero naturalmente a creare delle nuove élite che replicherebbero i medesimi meccanismi in atto oggi. In queste conclusioni prende corpo l’affermazione di Bernays riguardo la logica della Propaganda quale mezzo regolatore delle società democratiche.
Oltre a Bernays si potrebbe citare il centenario lavoro svolto dalla Fabian Society che, con un abile e melliflua opera di conquista delle sinistre occidentali, ha di fatto cambiato ogni riferimento evocativo del fronte progressista e, grazie a brillanti esponenti del calibro di Tony Blair e George Soros, ha ridefinito il concetto di Diritto estremamente radicato nella coscienza politica dei militanti socialisti, confondendolo man mano con quello di Desiderio, generando così una frattura ormai insanabile tra le masse lavoratrici – ormai di scarsissimo peso sociale – e il partito di riferimento, e creando di fatto delle altre categorie decisamente più plastiche, a tutti gli effetti dei brand, potenzialmente di grande impatto sociale come LGBT/Gender, BLM/migranti, Femen/MeToo… Il tutto per raggiungere una sorta di quintessenza della democrazia.