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Il Potere e la Ribellione

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Il percorso svolto negli articoli precedenti è volto a vedere la Ribellione al Potere come un’affermazione della propria identità al di là del Dominante.

Nelle varie fasi andiamo infatti ad osservare come questa identità gradualmente di realizza e come si relaziona con l’esterno andando a sviluppare con esso un rapporto dialettico, costruttivo o distruttivo.

Nelle prime tre fasi in particolare, la Ribellione risponde sempre al rapporto POTERE = DOMINIO SULL’ESTERNO e si articola secondo lo schema:

- SUBISCO IL DOMINIO = + DOMINO L’ESTERNO = + POTERE = + POSSIBILITA’

Teniamo presente che questo è normale: come affermazione di identità, la Ribellione risponde alla domanda “Chi Sono?” e il progressivo differenziarsi con l’esterno è il motore principale che conduce alle risposte a questa domanda. Proprio in questi termini l’insopportazione che deriva dall’esterno e dal Dominante funge da catalizzatore della propria emancipazione, ma rischia di costruire una prigione invisibile ancora più oppressiva di quella rappresentata dal Potere Dominante stesso.

Per esprimere una Ribellione realmente efficace, rappresentata dalla Fase 3 a un certo punto si necessita infatti di una vera e propria inversione del paradigma conflittuale e dialettico che regge il rapporto con il Dominante.

Il momento in cui si inizia il processo di inversione paradigmatica consiste nell’accorgerci che un Potere Dominante può realmente dominarci nella misura in cui siamo dominabili, può manipolarci nella misura in cui siamo manipolabili e via dicendo.

Non vi è margine di scuse né di giustificazioni, proprio perché di fatto non vi è colpa: il Dominante, sorto a “nemico” del ribelle, ha Possibilità ove il dominato non ne ha. È riappropriandosi del Potere che si cede costantemente al Dominante che ci si libera definitivamente delle catene, andando a far cadere il conflitto diretto e spostando l’occhio su di Sé, iniziando dunque a Dominarsi.

È fondamentale sottolineare che il vero Potere che cediamo non è nei canali istituzionali né nelle norme sociali, ma nei condizionamenti che subiamo per via della nostra meccanicità che ci rende vittime e subordinati all’architettura del Dominante, il quale di per Sé non è colpevole: egli esercita il Dominio nella misura in cui altri non ne sono in grado perché essendo vittime dei loro meccanismi sono condizionabili.

SPOSTARE LO SGUARDO

L’inversione di cui si necessita consiste nel rivolgere la stessa attenzione che si dedica al Potere Dominante esterno, ai meccanismi inconsci che governano la nostra quotidianità. Il nuovo motore è la consapevolezza che le catene più gravose non dipendono da un Potere esterno, ma da una mancanza di Dominio di Sé che condanna il soggetto ad essere un burattino manovrato dalle proprie pulsioni e quindi da chiunque ne possa soddisfare il godimento.

- DOMINIO DI SE’ = -POSSIBILITA’ = + DOMINIO ESTERNO SUBITO

Il desiderio di emancipazione, di affermazione come soggetto autonomo, si sposta quindi dal ricercare un Potere esterno al cercare di ri-conquistare il Potere interno: ciò che il Potere Dominante può, è subordinato a ciò che il Soggetto concede alla sua inconsapevolezza.

Il nuovo percorso condivide gli aspetti delle fasi precedentemente affrontate, spostando però l’attenzione dal Potere Dominante alla propria meccanicità, considerata dunque causa prima della propria condizione di subordinazione.

LE FASI

L’azione si sposta su di Sé e non più sull’esterno e si realizza quindi una lotta contro la tendenza a reagire impulsivamente agli stimoli esterni, al fine di essere al comando di Sé stessi.

La Fase 0, “Il dire di NO”, è quindi come per le fasi esteriori della Ribellione, il punto focale della questione. La differenza sta nel rinunciare al godimento prodotto dal soddisfacimento istantaneo dello stimolo. Nella quotidianità, ad esempio, si può sperimentare direttamente rinunciando per un periodo a bere alcolici, o a mangiare dolci, a fumare, a fare quindi tutte quelle piccole azioni abitudinarie che meccanicamente compiamo e alle quali è legato un profondo godimento. Questo comporta infatti una rinuncia alla soddisfazione meccanica dell’abitudine e conseguentemente al godimento che questa produce.  

In certi termini questa Fase, come per la dimensione più esteriore vista in precedenza, diventa essenziale per accorgerci delle catene invisibili che ci legano, della difficoltà a rinunciare e dell’attrito interiore che si genera nello scontro tra la nostra Volontà e l’abitudine meccanica al godimento. Ovviamente se ci si dovesse fermare a questa fase, come visto precedentemente, si avrebbe una crescita parziale e si rischierebbe di cadere più che altro in una forma di godimento auto-repressivo, che al posto di liberarci andrebbe semplicemente a riproporre quelle logiche repressive esterne che magari diciamo di voler combattere.

La Fase 1: “La Reazione” consiste nell’ aggiungere una reazione contraria a quella dello stimolo pulsionale: se uno stimolo dovesse portarmi a reagire in una tal maniera, mi sforzerei di fare l’esatto opposto. Un esempio per la quotidianità è scegliere un comportamento specifico e per un periodo di tempo limitato decidere di manifestare il comportamento opposto quando sale l’impulso: al posto di mandare al diavolo un tizio che mi ha tagliato la strada lo saluto amichevolmente, oppure al posto di scusarmi compulsivamente per errori non commessi farò notare la responsabilità a chi di dovere.

Dopo aver imparato a resistere agli stimoli impulsivi, in questa fase cominciamo a dirigere le nostre forze secondo una nostra volontà, seppur limitata nella scelta. Applicare la regola del bastian contrario infatti non è ancora una scelta vera e propria, in quanto condizionata indirettamente dalla reazione impulsiva a cui reagiamo e non può essere ovviamente una fase conclusiva. Resteremmo egualmente manipolabili e dominabili.

La Fase 2, “La Teorizzazione” si verifica quando continuando a resistere e a reagire si comincia ad accorgersi di una relazione diretta tra le pulsioni, le conseguenti reazioni meccaniche, e le situazioni esterne in cui ci si trova, gradevoli o meno. In questo momento si comincia a pensare appunto a cosa e come cambiare per modificare l’esterno che ci riguarda. Dove dirigere le nostre forze a priori rispetto allo stimolo esterno, impiegarle per costruire un’alternativa valida alla meccanicità che ci riguarda. Un esempio sarebbe domandarsi cosa vogliamo realmente, e come dirigere le nostre forze per realizzare quello che vogliamo. Oppure quali sono i nostri talenti e come fare a svilupparli e a concretizzarli, sapendo che c’è una potenza reale nel nostro impulso vitale e che normalmente viene impiegato in maniera meccanica e sopita.

Il vero limite, come per la fase esteriore già descritta, è nel rischio di restare nell’astratto della buona intenzione, o del perfezionismo della pianificazione.

 

La fase 3, “La Concretizzazione”, sta nel mettere volta volta in pratica il nuovo modo di pensare e di direzionare le proprie forze, mutuandolo in base alla pratica, rimanendo nella consapevolezza acquisita, e sempre vigili per accorgersi dei vari meccanismi che possono sempre manifestarsi. In questa fase la stessa azione del soggetto diventa una fucina costante della trasformazione che lo porterà sempre più a spezzare le catene interiori che lo legano indissolubilmente a quelle esteriori. Questo processo è quello che conduce alla scoperta della vera Identità, libera dai condizionamenti e consapevole nel gestire la forza vitale e pulsionale. La scelta vera prenderà sempre più spazio nella sua quotidianità e sarà sempre meno soggetto quindi ai condizionamenti esterni e libero dalle logiche conflittuali più banali.  In questo caso la Ribellione assume un paradigma diverso:

+ DOMINIO SU DI SE’ = + POSSIBILITA’ = + POTERE = + DOMINIO SULL’ESTERNO

Con questo ultimo articolo concludiamo il primo ed iniziale approccio alla Ribellione e al Potere, tematica che durante questo percorso riprenderemo e approfondiremo ulteriormente in una disamina sempre più precisa e lineare di che cosa sia il Potere, la Possibilità e la Scelta che il singolo può compiere ogni giorno.

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