Il Potere e la Ribellione

La ribellione si attesta forse come la reazione più vicina al Potere, ed è spesso e facilmente attivata dalla Cornice Negativa che circonda i Potenti così come dalla rivelazione di un particolare meccanismo o aspetto che il potere rende manifesto in una data persona.
Film, libri e canzoni usano la ribellione come argomento per trame avvincenti, mentre la storia narra di personaggi erti ormai a simbolo proprio perché si sono opposti al Potere dominante dell’epoca.
In questo primo articolo dedicato all’argomento andiamo a vedere lo schema e le prime fasi che caratterizzano un percorso evolutivo nella Ribellione.
LO SCHEMA DELLA RIBELLIONE
Se guardiamo lo schema base della ribellione ci accorgiamo facilmente che, in estrema sintesi, è un’affermazione di identità che si sviluppa attraverso un rapporto tra volontà differenti in base al criterio di Dominio: chi detiene il Potere impone la sua volontà sull’esterno e una persona o un gruppo decidono di opporre la propria volontà a questo Dominio.
Attraverso il rifiuto di sottomettersi al Dominio avviene l’affermazione della propria identità come soggetto altro rispetto al Potere dominante. In questa affermazione si scopre di essere detentori di una prima forma di Potere: la possibilità di dire di no al Dominio subìto.
LA FASE 0: DIRE DI NO!
Per quanto limitata e arcaica nel percorso evolutivo che la Ribellione può portare, questa prima fase sortisce sempre un certo grado di fascino e rappresenta una sorta di punto cardine attraverso cui si è soliti ripassare costantemente per ricalibrare i rapporti di forza intorno a noi. La sua forza intrinseca sta nel mettere un limite tra il soggetto e l’esterno, costruendo un confine ben delineato ed inviolabile, generato e protetto dalla propria Volontà.
Questo limite è il cardine attorno cui ruota tutto il discorso non solo della Ribellione ma del Potere stesso, e non a caso il dire “No” ad un Dominio garantisce appunto una prima riacquisizione di Potere individuale.
Quando più persone che scelgono di dire di No costituiscono un gruppo e vanno quindi a creare una particolare massa, potenzialmente critica, che non solo si oppone alla Volontà dominante, ma che comincia a costituire un confine che la separa dall’esterno dominato e inizia a scoprire una porzione di Potere proprio. In questa scoperta e nel suo esercizio verrà poi costruito il futuro del gruppo o del soggetto, secondo i criteri già visti nel precedente articolo.
I limiti evidenti di questa fase che ha il grande pregio di essere quella iniziale si riassumono nell’esperienza di chi afferma unicamente il rifiuto, senza crescere con una proposta propria, con una reale identità. In termini relativi si sprecano gli esempi di movimenti o gruppi che si organizzano unicamente per impedire una tal opera, per denunciare un tal comportamento, o per opporsi a un individuo. Di solito si identificano con una negazione che precede l’oggetto da cui differenziarsi, come “STOP! X” oppure “NO! X” e via dicendo. In termini assoluti la si potrebbe definire la fase del Non Essere.
La relazione con il Potere Dominante è di tipo conflittuale e la sua espressione è l’attrito generato dalla negazione del Dominio esistente.
Questa è una fase in cui il Potere Dominante resta comunque in posizione di forza e solitamente il suo Potere non viene scalfito di chi si limita ad opporvisi in termini di negazione.
LA FASE 1: LA REAZIONE
Dopo la fase di limite espressa con la Possibilità di dire di No, vi è la naturale continuazione nel resistere attivamente al Potere Dominante, in questa fase il sabotaggio del Dominio appare come unica strada per la continua affermazione dell’identità attraverso la Ribellione. L’”Io Sono” prende dunque sempre più piede nella differenziazione dal Dominante, e la Fase del No acquisisce sempre maggiori sfumature fino a partorire un’identità antitetica a quella del Dominio subìto: se il Potere Dominante fosse “Bianco”, l’identità Ribelle in questa fase sarebbe “Nero”, unicamente per porsi al polo opposto rispetto a quella del primo. Per continuare con l’esempio, dopo aver detto nella fase precedente Non sono Bianco, ora si affronta la fase dell’affermare Sono Nero.
Si acquisisce una nuova espressione di Potere, che si manifesta nella Possibilità di affermarsi come soggetto riconoscibile, attraverso il dire di “Sì” a una nuova proposta, opposta e diversa da quella dominante.
In questa fase di ribellione però l’identità del soggetto o del gruppo che si oppone al Potere dominante va ad identificarsi con il mero opposto di quest’ultimo e non costituisce quindi ancora un’identità soggettiva e reale. Questo momento è particolarmente delicato proprio perché, per quanto l’identificazione con l’opposto sia una fase fondamentale attraverso cui si deve passare, è importante ricordare che il processo non si deve fermare in questo punto, pena l’arenarsi della creazione dell’identità in corso.
Il limite vero di questa fase è infatti la diretta subordinazione con il Potere Dominante che rappresenta ed esprime una tesi, mentre la Ribellione reattiva non può fare altro che esprimerne l’antitesi rimanendo inevitabilmente legata all’esistenza del Dominante che vuole combattere.
In termini assoluti, successiva alla fase del Non Essere, potremmo definire questa come la fase del Io Sono Quello. Il rapporto con il Potere Dominante resta conflittuale e subordinato, ma a differenza della fase precedente si sviluppa un rapporto dialettico più elaborato tra le due parti: la stessa esistenza di un opposto va a chiarire l’identità stessa del Dominante. Infatti non è scontato che il Dominante abbia coscienza di essere “Bianco” fino a quando non si manifesti l’opposto “Nero”, e la relazione tra i due, naturalmente conflittuale, porterebbe comunque un reciproco cambiamento di prospettiva.
Infatti per entrambi si crea un’occasione d’oro già in questa fase:
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Per il Dominante l’accorgersi di essere de facto il creatore inconsapevole della Ribellione porterebbe ad un salto evolutivo determinante per il suo ruolo, che attraverso un processo di sintesi re- integrerebbe la Ribellione stessa all’interno del proprio Dominio.
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Per la Ribellione il comprendere di essere de facto figlio del Dominante porterebbe ad un salto evolutivo per la formazione della propria identità, smettendo l’opposizione reattiva da bastian contrario, e svilupperebbe un processo di creazione autonoma dell’identità anche attraverso una relazione meno conflittuale con il Dominante.
In entrambi i casi, che possono coesistere sebbene avvenga raramente, questo processo dialettico porta ad una trasformazione radicale delle due polarità in campo. Solitamente invece una delle due parti si trova ad essere la vincitrice del conflitto, il che porta comunque una trasformazione ma solo per la parte vincitrice, che più o meno consapevolmente ha integrato la parte mancante espressa dal rivale.
Queste due fasi e le loro implicazioni si possono tranquillamente osservare anche a livello individuale nella nostra vita quotidiana e adottare un punto di vista differente rispetto al solito garantirebbe una nostra evoluzione.
Nel prossimo articolo proseguiremo con l’analisi della Ribellione e della sua relazione evolutiva con il Potere.