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Potere e Dovere
(Seconda Parte )
 

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Come visto nell’articolo precedente, in base al possesso che si ottiene, quindi al Potere di cui si dispone, si determina la Restituzione a cui si è obbligati.


Proprio essere costretti ad una Restituzione pone il soggetto in una condizione debitoria che viene generalmente mal vissuta, in particolare se non viene compresa la relazione con il Potere garantito.


Questa condizione debitoria viene spesso percepita come una debolezza e come un’evidente assenza di Potere, il tutto confortato anche da un’altra interpretazione etimologica del Dovere: la particella De con valore privativo, seguita da Hibere, ossia avere, significa non possedere, non avere Potere, essere Debole o in posizione di debolezza. Se a questo aggiungiamo il fatto che dall’etimo di Dovere deriva anche il termine Debito il quadro si delinea sempre più favorevole alla visione opprimente, e va quasi a negare l’articolo precedente.


In realtà, sebbene l’interpretazione etimologica in questione sia precisa al pari dell’altra, e anzi forse ancora di più visto la stretta attinenza terminologica, il valore di debolezza del Dovere non deve essere colto in termini assoluti o costitutivi del Dovere stesso, ma in qualità di obbligo, vincolo, legame alla Restituzione come elemento distintivo del Dovere.


Prendiamo l’esempio del Manager: difficilmente questo ruolo fa pensare ad uno status di debolezza, di subalternità, o ad una condizione debitoria, ma anzi viene generalmente considerata una posizione quantomeno di prestigio. Eppure il Dovere del Manager, parimenti a qualsiasi altri dovere esistente, lo pone in una condizione debitoria, di debolezza e di subalternità nei confronti della sua stessa mansione: non vi è Manager senza responsabilità di sua competenza, senza un CdA a cui rendere conto, senza risultati che deve conseguire. E verso questi elementi, il soggetto che riveste il ruolo in questione è debitore, è subalterno, è “debole”. Il Dovere si realizza nell’obbligo della Restituzione, e verso quella si scopre l’intrinseca natura debitoria del Dovere.


E’ però altresì improprio non riconoscere l’origine della Restituzione stessa, quindi del Dovere: se continuiamo con l’esempio del Manager, è vero che vive una condizione debitoria nei confronti delle proprie Responsabilità, ma è anche vero che tale condizione è figlia del Potere di cui il manager dispone, che poi è il motivo primo del prestigio che normalmente riveste questa carica.


Quindi, è proprio nella particolare condizione debitoria che si trova la forza reale manifestata dal Dovere, sebbene appaia come una condizione di debolezza.


Non è un caso che, nella banalità del quotidiano, si individuino come di maggior Potere le persone che rivestono ruoli con un Dovere decisamente superiore alla media.


La relazione POTERE-DOVERE trova quindi conferma nei concetti come nella prassi, e a questa Relazione Armonica bisogna far riferimento per non cadere negli errori più comuni.


Molti degli errori che portano  alle peggiori forme di manifestazione di eccesso del Dovere, sono spesso figli del costume culturale, della mal comprensione o di una qualche forma manipolatoria che non rispetta il rapporto armonico di cui abbiamo parlato.


Per fare qualche esempio stereotipato, possiamo vedere il matrimonio riparatore, in cui, causa una gravidanza imprevista, in passato si soleva sposarsi per “riparare” appunto a un errore commesso, ossia aver concepito un figlio fuori dal sacro vincolo del Matrimonio. Senza entrare nello specifico del tema, ma restando unicamente nell’ambito della relazione Potere/Dovere, assistiamo in questo caso a una condizione debitoria spostata rispetto alla causa: la RELAZIONE Potere/Dovere si dovrebbe concentrare sull’essere genitore, quindi essere figure di riferimento per il figlio ed educarlo alla vita al meglio delle proprie possibilità. Invece, il Senso del Dovere, causa elementi socio culturali, che collocano il debito verso la società, le famiglie, e il sistema credenze in cui si è immersi. Di per sé questo è un fenomeno abbastanza naturale, ma nello specifico possiamo vedere come venga spostato il focus della Restituzione dall’elemento gravidanza/figlio a quello della società esterna, tanto da dover “riparare” attraverso l’unione matrimoniale un presunto danno fatto ai danni della società stessa. L’assioma secondo cui solo da sposati si può essere buoni genitori e quindi adempiere al Dovere cui si è chiamati e rispettare il Potere che si è manifestato, è una questione appunto di costume culturale, e mai valido di per sé, per quanto affondi in una concezione molto più ampia, con una sua dignità storica e culturale: se due sposati, quindi in ordine per i codici sociali, non dovessero essere buoni genitori, non rispetterebbero la relazione Potere/Dovere di cui parliamo, a differenza di chi invece manifestasse il corretto Dovere genitoriale, pur restando al di fuori del vincolo del matrimonio.


Un altro esempio tipico è di chi, per un mal riposto Senso del Dovere, è solito svolgere mansioni al di fuori del proprio ruolo di lavoro e spesso al di fuori dei propri orari. Questo aspetto di solito è frutto di una mal comprensione del rapporto Potere/Dovere, o di una più furba manipolazione da parte dei superiori, e si caratterizza come un’errata impostazione della vita professionale. Al di là delle letture psicanalitiche, spesso molto valide, e di un’esaltazione della rigidità burocratica che non permette di andare più in là del proprio naso, chi è vittima di una manipolazione o di una mal comprensione delle proprie mansioni, rischia di disattendere il reale e armonico rapporto Potere/Dovere a favore di un astratto “bene dell’azienda” quale entità a cui riferirsi per la Restituzione. Non esiste bene dell’azienda che preveda un rapporto disarmonico tra mansioni da svolgere e ruoli rivestiti, al di là di particolari ed eccezionali casi. E’ anche presente, soprattutto come leva manipolatoria, il ricatto da parte di qualche superiore fortemente disonesto nel pretendere una Restituzione che ecceda dal ruolo del subordinato. In questo si può ripristinare l’armonia tra Potere e Dovere in due modi specifici: o si ricordano i limiti del proprio ruolo al quale corrispondono i limiti della Restituzione quindi del dovere, oppure, cosa ancora più interessante, basta chiedere l’adeguamento del ruolo in base al dovere che generalmente si svolge. Nel caso specifico dell’adeguamento del Ruolo, quindi del Potere, si assistono a due esiti: o il superiore accetta, e quindi si ripristina il rapporto armonico, con tanto di crescita, oppure si interrompe la manipolazione andando a ridimensionare la Restituzione. In ogni caso il Rapporto armonico viene ripristinato.


Quest’ultimo esempio ci permette anche di capire come muoversi all’interno di tutti quegli ambiti in cui si faticano a cogliere i confini del Dovere, ovviamente in termini di Restituzione: come abbiamo visto, dal Potere si determina il Dovere, ma se non ho chiaro per svariati motivi quali sia il mio Potere, e sono unicamente oberato dal Dovere, si può tranquillamente fare il percorso inverso, ricordandoci che i due termini si devono in qualche modo equivalere.

Dunque, dal Dovere che si è soliti esperire si può risalire comprendendo il Potere reale di cui si dispone, anche qualora non dovesse essere riconosciuto da sé stessi o da altri.


Questo è importante perché proprio i limiti della restituzione forniscono precise indicazioni sui limiti del Potere reale. Ergo: quando si svolgono tante mansioni, si svolgono tante condizioni debitorie, o di responsabilità, ma il ruolo non è riconosciuto, in realtà si esprime comunque un Potere equivalente al Dovere svolto. Il passaggio successivo è semplicemente quello di riconoscerlo e quindi armonizzare il Rapporto. Subito si vedrà sparire quell’eventuale senso di oppressione e di subalternità che è facile che emerga o che covi nell’inconscio, e al suo posto si vedrà realizzata l’armonia di questo ineluttabile rapporto.


Proprio questa è la base del rispetto del Dovere, che parte da un concreto rispetto di sé  e di tutti quei doveri interiori che riguardano questo interessantissimo argomento, e di cui andremo a trattare nei prossimi articoli.
 

 

CONTINUA…

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