Il Potere Come Elemento Rivelatore

Nell’affrontare la Cornice negativa del Potere ci si accorge che di per sé il Potere non è negativo, né un elemento corruttore in quanto tale, piuttosto un elemento la cui gestione è di per sé difficoltosa e appare trasformativa per chi viene chiamato ad esercitarlo.
Riguardo a chi si è trovato a gestire una nuova posizione che gli consentiva un maggior Potere, come una promozione sul posto di lavoro, un’elezione in qualche Consiglio d’Amministrazione, oppure qualche carica politica o sociale, dopo qualche tempo ci troviamo a dire spesso frasi generiche, ad esempio “E’ diventato come tutti gli altri”, “Finiscono sempre così”, “E’ cambiato, il successo gli ha dato alla testa” e simili…e a ragion veduta.
Allora perché, se il Potere non è di per sé un elemento corruttore e l’aura negativa di cui viene spesso ammantato è appunto una cornice fallace, queste caratteristiche trovano generalmente riscontro nella realtà?
SE AVESSIMO TUTTI I SUPERPOTERI
Proviamo a immaginare un mondo in cui la maggior parte delle persone abbia superpoteri come gli eroi dei fumetti, dove abilità sovrannaturali non rappresentano una fantasiosa eccezione ma la regola del quotidiano di ciascuno. Se ci pensate avremmo una società magari più pittoresca ma grossomodo simile nei ruoli, in cui persone comuni sarebbero super comuni, i delinquenti super delinquenti, i poliziotti superpoliziotti, gli artisti super artisti, gli sportivi supersportivi e via discorrendo. Insieme alle super abilità però è facile che avremmo super problemi, le invidie sarebbero super invidie, le frustrazioni super frustrazioni, la mancanza di riconoscimento sarebbe una super mancanza, così che problemi e abilità non sarebbero percepiti come super, bensì come specifiche di ciascuno.
Dunque il Superpotere di cui saremmo investiti esaspererebbe i tratti della nostra personalità, aumentando solo d’intensità quello che già c’è.
E’ però vero che alcuni di questi tratti potrebbero diventare più manifesti e acquisire un maggior slancio nella vita quotidiana: se dovessimo avere la possibilità di incenerire chi ci ha fatto arrabbiare, oppure di tele trasportare nel deserto il nostro competitor diretto poco prima di un lancio promozionale, risulta di facile comprensione che l’esercizio del superpotere prenderebbe una piega rilevante e rivelatrice di alcuni aspetti di noi che rischierebbero di caratterizzarci magari eccessivamente.
Le Possibilità sarebbero più ampie e il naturale istinto di Dominare l’Esterno modificandolo repentinamente in base alle nostre pulsioni sarebbe decisamente maggiore con conseguenze proporzionali, sia per l’ambiente circostante che per noi, che rischieremmo di identificarci eccessivamente con il superpotere e con l’utilizzo che ne faremmo.
DA UNA RAPA NON TIRI FUORI UN CAVOLO
Allo stesso modo, tornando alla questione che vedrebbe spesso confermati alcuni tratti della cornice negativa per chi vive promozioni di ruolo, se una persona dovesse essere investita di un maggior Potere, è possibile che questo andrebbe ad esasperare e a far emergere alcuni tratti, magari prima meno manifesti, che rischierebbero di caratterizzare il soggetto in questione. Quindi non è che il Potere di per sé renda stronzi, ma può rendere più evidenti quegli aspetti peculiari già presenti e rendere tale un soggetto.
Così il potere amplifica semplicemente quei tratti già presenti nella personalità di ognuno, ma non aggiunge né toglie nulla.
IL MECCANISMO VALE PIU’ DELLA SUA MANIFESTAZIONE
Un soggetto diametralmente trasformato dall’acquisizione di Potere, non ci fa accorgere subito che in realtà tale principio e’ già presente in lui, perché manifestato in modi differenti.
Ad esempio se prima era solito frequentare ambienti underground, vestirsi in modo alternativo e disprezzare chi si palesasse come appartenente all’upper class, non ci dovrebbe stupirci se oggi in posizione di Potere, lo vedessimo vestito unicamente firmato, frequentare posti esclusivi, e snobbare chi non frequenta certi ambienti consoni o riservati alla sua nuova posizione. Tale meccanismo è il medesimo, semplicemente è andato a cambiare l’ambiente e le Possibilità che il nuovo Potere garantiscono. Probabilmente già di per sé attirato da ambienti esclusivi che possano aiutarlo nella costruzione di una propria identità, pur non totalmente formata o sviluppata, ipoteticamente andrebbe ad uniformarsi all’ambiente in cui si trova essere inserito riproducendo lo stesso meccanismo.
Allo stesso modo se manifestasse una certa centratura nella gestione delle relazioni interpersonali, è probabile presumere che anche in posizione di Potere manterrebbe tale peculiarità manifestata in modi differenti e appropriate al nuovo ruolo.
È dunque vero che il Potere potrebbe sembrare che cambi le persone, ma in realtà non fa altro che amplificare le caratteristiche personali di ciascuno, rendendone più evidenti alcune a seconda del soggetto.
IL DOMINIO SU DI SÉ
A conclusione del discorso diventa fondamentale cominciare ad introdurre un elemento cardine di questo percorso.
Speculare al Dominio sull’Esterno, l’altra faccia è il Dominio su di Sé, ossia la capacità di esercitare la propria Volontà non più sull’elemento esteriore ma su sé stessi.
La storia dei grandi uomini di Potere è accomunata da una grande capacità di dominare sé stessi, ben prima di esercitarlo sugli altri. Anche perché sarebbe alquanto strano poter dominare qualcuno o qualcosa, se per primi noi stessi siamo schiavi dei nostri meccanismi più elementari.
Il rivolgere quindi lo sguardo al proprio interno e non unicamente al mondo circostante rappresenta la chiave reale per poter gestire al meglio se stessi, le proprie potenzialità, accorgendosi e lavorando su quegli aspetti che potrebbero essere esasperati da un maggior Potere. La quasi totalità dei meccanismi sono inconsci, si originano al di là della nostra consapevolezza, agiscono per conto loro.
Inconsapevolmente la maggior parte delle volte assumiamo atteggiamenti che non pensiamo di assumere, figli di meccanismi che non sappiamo di avere.
Difficilmente ci accorgiamo delle nostre potenzialità, e ci consideriamo in maniera diversa da come in realtà potremmo, perché in qualche modo vittime di noi stessi, ci muoviamo come un criceto all’interno della propria ruota. Lo stesso sguardo con cui osserviamo l’esterno è viziato da questo, e spesso ci facciamo manipolare proprio attraverso questi meccanismi a noi ignoti.
Quindi la prima cosa fondamentale, è iniziare ad auto osservarsi, portando lo sguardo al nostro interno, senza giudizio né colpevolizzazione, senza compiacimento né esaltazione. Semplicemente incuriositi nell’ accorgerci di noi, portando l’attenzione su come ci sentiamo in un determinato momento, sui pensieri che ci passano per la testa, su quale posizione stiamo assumendo e che tono di voce stiamo usando.
Senza cambiare alcunchè di quello che stiamo osservando, cominciamo ad accorgerci della nostra vera essenza, iniziando ad essere più presenti a noi stessi.
Ed è così che possiamo iniziare il lavoro di Dominio di sé, l’unico percorso che può veramente farci acquisire Potere.