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Ippocrate: il Padre della Medicina

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IPPOCRATE: IL PADRE DELLA MEDICINA

Ippocrate viene ancora oggi considerato il padre della medicina.  La sua figura è avvolta nel mito, sempre in bilico tra approccio scientifico e tradizione spirituale, rappresenta la sintesi naturale tra questi due mondi un tempo uniti, e con i suoi studi determina la struttura del sapere medico moderno. Pragmatica ed Etica trovano in Ippocrate l’alfiere perfetto che trascende i tempi: la sua opera principale, il Corpus Hippocraticum, costituì il principale manuale di medicina fino al XVI secolo, oltre a dare spunti per lo sviluppo della psicologia moderna. Il suo Giuramento era originariamente nato come voto devozionale agli Dei e agli uomini da parte chi sceglieva la medicina come missione di vita e sopravvive ancor oggi, seppur modificato nei termini. Esso rappresenta con precisione l’impegno etico di un medico e viene recitato durante la celebrazione del nuovo dottore, costituendo il suo lascito più importante all’umanità.

Nato a Kos nel 460 a.C. Ippocrate proviene da un’importante famiglia aristocratica con ruoli sacerdotali, nota per la devozione agli studi medici. Il padre vantava inoltre una diretta discendenza divina con il Dio della medicina Asclepio, e la tradizione familiare vedeva già inseriti i suoi membri nella confraternita degli Asclepiadi, un gruppo di cui si sa poco ma del quale si può facilmente presumere il fine medico e intuire il carattere iniziatico. In questo particolare ambiente familiare Ippocrate muove importanti passi nella sua formazione medica, istruito direttamente dal padre, e da Erodico, importante medico di allora nonché coautore con Ippocrate di importanti opere interne al Corpus Hippocraticum. Il nobile lignaggio garantiva inoltre al giovane il libero l’accesso nel Santuario di Apollo a Delfi.

UN MEDICO IN VIAGGIO

Sia per la sua costante formazione che per la sua pratica, fu molto importante per Ippocrate l’esperienza del viaggio: girò per tutta la Grecia praticando e studiando, spingendosi fino in Libia e in Egitto, dove fu iniziato ai segreti mistici e medici dai sacerdoti locali. Bisogna tenere presente che l’Egitto, allora, era punto di riferimento tanto per quel che concerne la profondità delle pratiche iniziatiche e mistiche, quanto per le scoperte e la divulgazione scientifica.

Ippocrate viaggiando, ebbe quindi la possibilità di incrementare il suo sapere e di mettere in pratica quanto appreso anche in occasioni di grande rilevanza: Famoso fu il suo contributo, considerato da molti determinante, nello sconfiggere l’epidemia di peste che afflisse Atene nel 429 a.C.

LA SCUOLA E IL METODO IPPOCRATICO

Ippocrate fondò una sua scuola e scrisse insieme ad altri illustri medici circa settanta opere che unite formano il già citato Corpus Hippocraticum.

Rigorosamente impostato a rispettare e preservare il contesto esoterico iniziatico in cui è nato e cresciuto a Kos e in cui si è formato ulteriormente in Egitto, in breve tempo il medico diviene punto di riferimento per tutta la Grecia e il mondo civilizzato:

«Le cose sacre non devono essere insegnate che alle persone pure; è un sacrilegio comunicarle ai profani prima di averli iniziati ai misteri della scienza.»

Il fondamentale principio di cura ippocratico è la forza curatrice naturale: tale principio vede il corpo umano animato da una forza vitale tendente per natura a riequilibrare le disarmonie date dalle malattie. Secondo questa logica è chiaro che per Ippocrate, il medico ha come unico compito quello di favorire il corso della natura stimolando questa forza vitale innata, senza mai sostituirvisi.

«la natura è il medico delle malattie [...] il medico deve solo seguirne gli insegnamenti».

 

All’interno di questo principio troviamo quella che per il tempo fu una grande rivoluzione: Ippocrate infatti è il primo ad affermare che la malattia dipende da agenti insiti la persona stessa e non più da interventi soprannaturali. Primo nel praticare autopsie sui cadaveri, introduce nella medicina lo studio di anatomia e patologia, esprimendo la necessità di considerare i sintomi presentati dal paziente, introducendo quindi i concetti di diagnosi e prognosi, e inventando la cartella clinica.

Questa cura della soggettività del paziente caratterizzerà in modo particolare l’approccio di Ippocrate. Infatti egli sosteneva che solo considerando lo stile di vita del malato si poteva arrivare a comprendere e poi a curare la malattia da cui era affetto. Nonostante questo possa sembrare ad oggi scontato, bisogna riconoscere con particolare attenzione che la ricchezza e la complessità dei criteri a cui Ippocrate fa riferimento (dietetici, atmosferici, psicologici, sociali) indica un’ampiezza di vedute che molto raramente sarà osservata in seguito. A ciò si aggiunge che questa capacità di analisi e questa considerevole visione d’insieme valeva anche in senso inverso, richiamando quindi una lapidaria responsabilità dell’uomo: come ogni elemento della natura della società aveva implicazioni sull’esistenza umana e individuale, ogni elemento della natura umana aveva ripercussioni sull’esistenza.

In quest’ottica risulta chiaro che un compito fondamentale del medico consista nell’ instaurare il dialogo con il paziente stesso, educandolo alla salute come stile di vita per sé e non solo:

«Se ti udrà un medico di schiavi, ti rimprovererà: "Ma così tu rendi medico il tuo paziente!" proprio così dovrà dirti, se sei un bravo medico».

IL GIURAMENTO

Come anticipato, la formazione iniziatica e spirituale che Ippocrate vive e a cui sceglie di mantenersi coerente in fase matura, probabilmente lo facilita nell’ individuare i canoni che servono a definire i doveri etici del medico. Infatti se la caratteristica elitaria dello studio medico ne garantiva una totale libertà dal punto di vista legislativo e quindi un rapido sviluppo, Ippocrate, in diversi passi nelle sue opere, insiste sull’esigenza che il medico conduca una vita disciplinata, riservata, senza speculare sulle malattie dei pazienti, ma che anzi sia disponibile a curarli gratuitamente se necessario. Questo approccio darà vita al celebre Giuramento, quale manifesto etico e devozionale a cui ogni medico doveva obbedire nel perorare la propria missione. Principio fondante subito dopo la Devozione agli Dei, vi sono diffusione responsabile del sapere, impegno a favore della vita, senso del proprio limite, rettitudine e segreto professionale.

 

L’ARMONIA COME ORIGINE E FINE ULTIMO

<< Né la società, né l’uomo, né ogni altra cosa per essere buona deve eccedere i limiti della natura>>

In ossequio al principio armonico che regola l’esistenza e la Vita stessa, come molti medici filosofi suoi predecessori  anche Ippocrate sostenne e portò avanti la “teoria umorale” secondo la quale il corpo sarebbe governato da quattro “stati d’animo persistenti”, appunto definiti umori i quali, se in equilibrio, condurrebbero alla salute, altrimenti alla malattia. I quattro umori a cui si riferisce, che verranno poi ripresi da Galeno nella divisione in temperamenti, sono sangue, bile gialla, bile nera e flegma che analizzeremo più approfonditamente nel prossimo articolo mettendoli in relazione con le qualità associate a questi fluidi.

Ippocrate viene ricordato come il primo ad affrancare la medicina dalla religione e dalla spiritualità, ma questa è in realtà una visione un po’ grossolana: fu il primo che rifiutò l’approccio scaramantico e superstizioso che imputava la malattia al non meglio definito sovrannaturale, ma non svincolò mai la medicina dall’egida del Sacro, e proprio nel rispetto devozionale alla vita e alle forze che regolano la natura fonda il suo metodo. Portare agli uomini la responsabilità della salute e della cura, nel riguardoso limite della condizione umana e invitando i medici ad osservare con rigore il Giuramento, è stata la sua missione di accompagnare l’uomo attraverso la sua stessa evoluzione, nella Devozione agli Dei, alla natura, e alla Vita stessa.

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