Il Qui e Ora come chiave di liberazione

Il Potere si costruisce, si raffina e si nutre di filosofia e spiritualità.
Nonostante venga astutamente propagandato un atteggiamento unicamente materialista e pragmatico degli uomini di Potere, l’importanza della filosofia, dell’etica e della spiritualità è centrale per la costruzione, lo sviluppo e il mantenimento del Potere stesso.
Come approfondiremo in seguito, infatti, proprio la filosofia e la spiritualità costituiscono le due colonne sulle quali si costruisce una Visione del mondo, caratteristica determinante per la pratica del Potere, e il procedere della così detta Evoluzione umana.
Tuttavia, nonostante alcune filosofie e dottrine spirituali si caratterizzino come specifiche per lo sviluppo di una Visione del Mondo e siano state prese a modello da tantissime figure di primo piano nella storia dell’uomo, esse individuano nel Desiderio un nemico della Natura umana e un distrattore pericoloso per lo sviluppo interiore, andando così apparentemente a smentire il nostro articolo precedente.
O il Desiderio è oggetto di interesse per il Potere, interiore ed esteriore, oppure ne è ostacolo.
Ma andiamo a vedere cosa sostengono con precisione queste dottrine per fare chiarezza su quello che si configura come un punto nevralgico del nostro percorso.
Sia le dottrine orientali – Zen e Buddhismo su tutte – sia quelle occidentali – Stoicismo e in parte il Cristianesimo – sostengono che il Desiderio ancori l’uomo a uno stato di sofferenza esistenziale, condannandolo a cercare altrove una soddisfazione di vivere che potrebbe trovare unicamente all’interno di Sé. Il dominio dell’Oggetto sul desiderio stesso condannerebbe l’uomo al circolo vizioso dell’essere costantemente mancante e desiderante, incompleto per definizione proprio per la caratteristica di effimero simulacro dell’oggetto desiderato.
L’oggetto prenderebbe la forma di proiezione materiale di una soddisfazione istantanea ed effimera, e nell’ossessiva ripetizione del meccanismo si realizzerebbero le catene dell’infelicità, della debolezza umana e, in estrema sintesi, dell’inadeguatezza al Potere.
Ad esempio secondo la “prima nobile verità” Buddhista, l’essere umano vive perennemente in una condizione di “dolore” o quanto meno di insoddisfazione. Tale condizione è evitabile e non trova origine nell’esterno, bensì nell’interiorità e più precisamente proprio nel fatto che si è convinti di trovare la felicità, la soddisfazione e la completezza in ciò che è passeggero, mossi dalla brama per ciò che inevitabilmente si rivelerà insoddisfacente. Quindi il desiderio diventa fonte di infelicità quando è mal riposto, ossia quando è diretto verso qualcosa che non potremo mai avere o che è destinato presto a svanire.
Per la scuola Stoica la prima delle quattro passioni da dominare è proprio il desiderio, che dipende da una opinione o un giudizio astratto su un ipotetico bene futuro. Al desiderio stesso sono subordinate altre passioni come l’ira che, declinata in tutte le sue sfumature, quali la stizza, la collera, il risentimento, il rancore, la brama, la cupidigia, ecc. , ottenebra l’uomo e lo condanna a vivere un circolo autoalimentato di insoddisfazione e di inefficienza verso lo scopo della sua stessa esistenza. Anche in questo caso, il desiderio diventa fonte di sofferenza quando è l’elemento Dominatore dell’esistenza del soggetto.
Gli esempi più eclatanti e ricorrenti di queste declinazioni sono il nostro desiderio di non ammalarci, o addirittura di non invecchiare, finanche il desiderio di non morire.
In entrambe le accezioni vengono evidenziate tutte le caratteristiche del Pensiero Debole, su tutte il rifiuto dello stato di Natura e l’accettazione della Realtà.
Queste due dottrine, così importanti per la Storia dell’Uomo, si concentrano sulla liberazione dalle passioni e dal Desiderio, proponendo due lidi di approdo che vengono molto spesso mal compresi:
• il Nirvana per gli orientali, ossia lo stato perfetto di pace e felicità che consiste nell’estinzione dei desideri, delle passioni, delle illusioni dei sensi, interpretato quindi con l’annientamento della propria individualità.
• l’Atarassia per gli stoici, che consiste nello stato di indifferente serenità del saggio che ha raggiunto il dominio delle proprie passioni ed è imperturbabile di fronte alle vicende del mondo, interpretato come un disinteressamento indolente nei confronti della vita.
In realtà, queste due dottrine prese a esempio propongono un percorso che, attraverso il Dominio di Sé, conduce a non essere più schiavi del Desiderio e delle passioni: al contrario, grazie a quanto appreso, si riesce a cavalcarne la spinta evolutiva fino a raggiungere un livello di stabilità interiore, necessaria, tra l’altro, per essere veramente uomini e donne di Potere.
Raggiungere la Felicità tramite l’apatia intesa in senso etimologico, ossia senza passioni, non significa cadere nell’indolenza o nell’indifferenza assoluta rispetto a sé stessi, al mondo e agli altri. Al contrario, significa vivere non più dominati dagli eventi, ma dominandoli.
E infatti entrambe le dottrine individuano la porta d’accesso a questo percorso di reale potere nel tanto discusso Hic Et Nunc: il Qui e Ora.
Spesso mal compreso o furbescamente confuso con una forma di faciloneria in stile “vivere alla giornata”, il Qui e Ora è l’unica pratica fondamentale da cui partire per poter quietare l’animo travolto dagli stimoli esterni e dalle vicissitudini della vita, per potersi riconnettere subito alla realtà e a sé stessi. Solo in questo spazio-tempo realmente esistente si può andare in profondità nelle attività quotidiane come nella propria interiorità, senza seguire il flusso distrattore delle proiezioni emotive che ci porterebbero ad essere vittima del turbinio desiderante irrazionale.
L’Armonia Mundi, il Cosmos, inizierebbero così a palesarsi progressivamente nell’animo umano esattamente come i raggi di sole iniziano a farsi spazio tra le nubi di un cielo plumbeo, e il potere di chi sfrutta abilmente il Desiderio e la mancanza come arma di controllo sociale, inzierebbe a risultare progressivamente meno efficace.
Inoltre, proprio attraverso questa porta d’accesso sempre aperta e sempre alla portata di ciascuno, si scoprirebbe una nuova dimensione diametralmente opposta rispetto alla bulimica brama di novità: come la rilettura di un libro amato risulta sempre nuova e arricchente grazie alla scoperta di una nuova profondità d’animo e intellettiva, allo stesso modo la capacità di stare nel Presente permette di aprirsi ad una vita sempre più ricca, vera e solida, nonostante l’esterno possa apparire routinario.
Essendo immuni alla dopante eccitazione della novità di turno quanto della noia opulente, ci si permette di essere saldi senza doversi dimenare nell’incessante oscillare tra euforia e sofferenza.
Per realizzare questo, basta decidere di vivere il presente, ritornando in sé e fermando il vortice emotivo e la ritmica corsa tra ricordi e proiezioni mentali di una vita ormai vissuta e di momenti non ancora esistenti, limitandosi a ricordarsi di sé, accorgersi che si è vivi, in un luogo preciso, in un momento specifico: Qui e Ora per l’appunto.