top of page

Frodo
Il Prezzo e il Premio della Crescita Interiore

wp6905468.jpg

“Certo che desidero distruggerlo, e con tutte le mie forze!», gridò Frodo. «O che perlomeno venga distrutto. Non sono affatto amante delle imprese perigliose. Cosa darei per non aver mai visto quest’Anello! Perché è toccato a me? Come mai sono stato scelto io?”

 

Frodo, terzo Portatore dell'Anello, è il primo di loro a ricevere informazioni sulla vera natura dell'oggetto. Se per Gollum è il suo Tesoro, e per Bilbo è un oggetto magico che ha trovato nella sua grande avventura, anche se col tempo ci si è affezionato in maniera quasi morbosa, per Frodo diventa quasi subito una maledizione con cui non vorrebbe avere nulla a che fare. Dopo esserne venuto in possesso assieme al resto dell'eredità di Bilbo, quasi se ne dimentica, finché una sera, dopo anni di assenza, Gandaf bussa di nuovo alla sua porta. Ciò che ha da dire a Frodo cambierà il destino dell'Hobbit per sempre, o forse lo porterà a compierlo: quello in suo possesso è l'Unico Anello che Sauron, ricostruite le sue forze a Mordor, sta cercando in ogni dove. E la situazione è ancora peggiore, dato che il Signore Oscuro ha recentemente ricevuto delle indicazioni precise su dove potrebbe trovarsi: Gandalf gli narra la storia di Gollum, dal ritrovamento dell'Anello al suo interrogatorio da parte del Signore Oscuro in persona, che ora conosce l'esistenza della Contea e degli Hobbit, e sa che l'Anello è in possesso di un Baggins. La reazione di Frodo a queste notizie è comprensibile e abbastanza naturale: incredulità, sgomento e rabbia unita a disgusto verso l'essere che ha messo in pericolo lui, il suo Popolo e la sua Terra. È proprio qui che leggiamo il famoso discorso su Morte e Pietà che nei film è ambientato a Moria. Frodo lamenta il fatto che Bilbo non abbia ucciso Gollum, e viene severamente redarguito da Gandalf, che gli ricorda che le conseguenze delle azioni, soprattutto di quelle così drastiche, non possono essere previste. Una sola azione si rende necessaria: portare l'Anello lontano dall'amata Contea.

 

Nonostante i pericoli e la sua natura Hobbit, per così dire “casalinga”, Frodo non è del tutto riluttante all'idea di dover partire: in parte ha il desiderio di viaggiare e di rincontrare Bilbo, in parte sa che l'intera regione e i suoi cari sono in grave pericolo se non porterà l'Anello lontano, perciò accetta di recarsi a Gran Burrone. Qui si comincia ad intravedere la forza d'animo tipica degli Hobbit: Frodo viene messo in guardia sulla pericolosità del viaggio, anche se certamente non se ne può rendere conto appieno, ma decide comunque di partire per salvare la sua Terra e la sua Gente. E i pericoli non mancheranno: dal primo inseguimento dei Cavalieri Neri, passando per la Foresta e i Tumuli, per poi incontrare Aragorn e di nuovo ripartire braccati ad ogni passo. Il primo segno dell'avventura che porterà su di sé per il resto della vita è la ferita che il Re dei Nazgul gli infligge con un pugnale maledetto, e non sarà l'ultimo. Durante questa prima tappa, Frodo ha modo di toccare con mano paura e dolore che prima poteva solo immaginare, eppure di nuovo si propone per portare l'Anello fino a Mordor: le durezze del viaggio stanno operando un cambiamento in lui, ma non solo quelle. La prima ad accorgersene è Galadriel, signora di Lothlòrien, che spiega a Frodo come l'aver posseduto ed indossato l'Anello, anche se per poco, ha cominciato ad affinare una specie di sesto senso:

 

“Tuttavia anche così, poiché sei il Portatore dell’Anello e l’hai infilato al dito, vedendo ciò ch’è nascosto, la tua vista è divenuta più acuta. Hai inteso il mio pensiero più chiaramente di molti che vengono considerati saggi”

 

L'Anello infatti permette di entrare nel “Mondo dell'Ombra”, un piano di esistenza tra quello materiale e quello spirituale, simile al piano Eterico dell'esoterismo, dove la parte invisibile degli Spettri è manifesta (e non solo, Frodo vede l'Elfo Glorfindel come un essere di luce mentre indossa l'Anello), e dove la breve permanenza come quella di Frodo acuisce i sensi e permette di vedere cose nascoste. Frodo infatti riesce a vedere uno dei Grandi Anelli al dito di Galadriel poco prima di venire invitato da lei a guardare nello Specchio, mentre Sam, che è con lui, non ne è in grado.

 

Sembrerebbe questa “vista” a far percepire a Frodo la bramosia di Boromir prima che tenti di impadronirsi dell'Anello, ma la verità è che sta anche diventando più saggio, soprattutto grazie alla diffidenza, figlia degli avvertimenti di Elrond, Gandalf e Galadriel, che lo mettono in guardia contro l'oggetto e la bramosia che causa nel prossimo, non facendogli dimenticare cosa sta portando. “La speranza non esiste, finché esiste l'Anello”, sono queste le parole che Frodo rivolge a Boromir mentre l'Uomo cerca di convincerlo a recarsi a Minas Tirith. E mentre lo indossa per sfuggirgli, la sua vista spazia in molti luoghi della Terra di Mezzo, fino ad arrivare a Mordor e a cominciare ad attirare l'Occhio di Sauron. La vista dell'Oscuro Signore scatena un evento molto particolare:

 

“Udì la propria voce gridare: Mai, mai! O era invece: Vengo, vengo davvero! Non riuscì a distinguere. Poi, come un lampo proveniente da qualche altra potenza in gioco, alla sua mente balenò una frase: Toglilo! Toglilo! Idiota, toglilo! Togliti l’Anello!
I due poteri lottarono in lui. Per un attimo, in bilico tra le loro punte acuminate, egli si contorse torturato. Improvvisamente fu di nuovo conscio di sé. Era Frodo, non più la Voce, né l’Occhio: libero di scegliere, nell’ultimo istante di cui disponesse. Si sfilò dal dito l’Anello.”

 

Due volontà opposte che lottano all'interno di Sé. Suona familiare?

 

Frodo ha appena avuto un assaggio di ciò che una creatura da lui inizialmente tanto disprezzata subisce da secoli. E se ne ricorderà, assieme alle parole di Gandalf, quando se la troverà davanti, in suo potere. Nonostante Frodo e Sam catturino Gollum mentre lui è al loro inseguimento, e sappiano benissimo che la creatura non ha buone intenzioni, quando Frodo ci si trova di fronte, armato di Pungolo come Bilbo tanti anni prima, anche lui sceglie di non fargli del male. Ma non può comunque lasciarlo andare, dato che l'inseguimento ricomincerebbe inesorabile. Allora fa una scelta per molti versi sconcertante: lo porta con Sé, promettendogli salva la vita in cambio del suo aiuto nel viaggio verso Mordor. Vorrebbero legargli una caviglia per essere certi che non gli si rivolti contro quando meno se l'aspettano, ma la corda elfica dono di Galadriel gli è insopportabile: la corruzione dell'Anello ha reso Gollum intollerante ai manufatti dei Primogeniti, come le altre creature oscure. Allora gli propone un giuramento, ed è Gollum stesso a scegliere su cosa giurare, ovvero sul “Tesoro”. In realtà è interessante notare come il giuramento non sia esattamente ad opera di Gollum, dato che le sue parole sono: “Sméagol giurerà sul Tesoro”. Il lettore attento se ne accorge, ed evidentemente anche Frodo, dato che accetta questo giuramento sapendo che è forse l'unica cosa davvero vincolante per Sméagol, che non è infido come la sua tetra controparte. Sméagol vorrebbe giurare fisicamente sull'oggetto, alla maniera antica, ponendovi le mani sopra, ma Frodo saggiamente gli impedisce anche solo di vederlo, dato che ormai comprende bene cosa potrebbe scatenare l'esposizione diretta all'Anello, e lo costringe a giurare in suo nome.

 

“Per un attimo parve a Sam che il suo padrone fosse cresciuto e Gollum rimpicciolito: un’ombra alta e severa, un possente signore che occultava il suo splendore dietro grigie nubi, ed ai suoi piedi un cagnolino piagnucoloso. Eppure i due esseri non erano del tutto dissimili, ma avevano qualche affinità: indovinavano i reciproci pensieri.”

 

Questo passaggio, oltre a provare la grande crescita interiore di Frodo, potrebbe suggerire che Frodo è riuscito ad andare oltre la Pietà, per arrivare alla Compassione. Qual è la differenza? Più di un linguista ha riscontrato una naturale tendenza alla semplificazione della lingua parlata, ed al giorno d'oggi molti termini sono caduti in disuso o sono utilizzati come sinonimi, quando in realtà indicano concetti simili ma con fondamentali differenze. Si pensi a Ricordare, Rammentare e Rimembrare : il primo indica il richiamare un sentimento o uno stato d'animo (non a caso il ri-“cordare” deriva dal latino “cordis”, ovvero “cuore”), il secondo è il richiamare un'informazione o un'immagine, proprio della mente, e il terzo indica il richiamo di tutte le sensazioni corporee, la piena rivisitazione del passato, eppure oggi usiamo solo il termine Ricordare, mentre gli altri due sono raramente usati come sinonimi. Così anche per Pietà e Compassione: avere Pietà, sempre intesa come la virtù cristiana, che non ha nulla a che vedere con la Pietas degli antichi, significa essere solidale con la sofferenza di chi abbiamo davanti, ma in maniera “esterna”, poiché non ci si trova nella stessa situazione della persona a cui è indirizzato questo sentimento. Non a caso la Pietà può essere anche intrisa di superiorità: dire a qualcuno “mi fai pietà” non è generalmente considerato un complimento. La Compassione, al contrario e come suggerisce il termine stesso, è la totale identificazione e partecipazione al dolore dell'Altro, di cui spesso ci si fa in parte carico per alleviare le sue sofferenze.

 

Frodo ha una profonda comprensione per lo stato di Gollum, poiché è un'immagine di ciò che lo aspetta se dovesse venire meno ai suoi doveri, ed è un vero e proprio Specchio per la sua lotta interiore con la corruzione dell'Anello, per questo può superare la Pietà arrivando alla Compassione, cosa che nemmeno Gandalf riuscirebbe a fare. Così, almeno per qualche tempo, Sméagol ha modo di manifestarsi a tempo pieno, arrivando a rivolgersi “direttamente ai compagni e non al suo beneamato Tesoro”. L'interruzione della lunga solitudine e la considerazione da parte dell'Altro riesce a fare breccia nella barriera che Gollum ha eretto rispetto al mondo esterno, e la Parola manifesta di nuovo il suo Potere, spezzando il ciclo di lotta tra le due personalità attraverso la restituzione della dignità di soggetto a Sméagol. Purtroppo, però, l'Anello ha troppa presa su Gollum, che ritorna a far sentire la propria voce, anche se più come diavolo tentatore che come carceriere, proponendo a Sméagol di rubare il Tesoro. Sméagol non accetta, ma quando scopre che Frodo vuole recarsi a Mordor, non può trattenere a lungo il suo sgomento, dato che se venisse catturato Sauron riprenderebbe il suo Tesoro per sempre, e non riesce a comprende la necessità di recarsi nella Terra Nera, dato che non può sapere ma soprattutto non può concepire che qualcuno voglia distruggere l'Anello (curiosamente, nemmeno Sauron lo immagina, cosa che in ultima analisi sarà la sua rovina). Frodo intuisce tutto questo, e non si fida mai del tutto di Sméagol, soprattutto dopo aver parlato con Faramir che mette in guardia lui e Sam sul luogo verso cui Gollum li sta guidando, ovvero il passo di Cirith Ungol, dimora di un terrore senza nome: purtroppo, è l'unica via conosciuta. Ma per un periodo Frodo e Sméagol hanno condiviso un legame istintivo e profondo, che nessuno dei due avrebbe ritenuto possibile: uno degli odiati Baggins, parenti del ladro del Tesoro, e l'abietta creatura che ha messo l'Oscuro Signore sulle tracce degli Hobbit e della Contea.

 

Infine, Frodo non potrà fidarsi nemmeno più di Sé stesso: arrivato alla sua meta contro ogni previsione, all'ultimo passo cade, indossando l'Anello che più che mai cerca di soggiogarlo per non venire distrutto. È a quel punto che Gollum, che ha infine intuito le intenzioni degli Hobbit, riappare: aveva già cercato di fermarli sulle pendici del Monte Fato, ma era stato apparentemente scacciato da Frodo e Sam, per ritornare nel momento in cui tutto sembra perduto: con la forza della disperazione, strappa con un morso dito e Anello, e una volta avuto... È proprio lui a distruggere il Male, inciampando e cadendo nella fornace. Un finale curioso e quasi anticlimatico, ma che a ben vedere incarna uno dei motori della Storia. Ne parleremo nel prossimo articolo, concludendo invece questo con l'ultima lezione che Frodo ci impartisce:

 

“...ricordi le parole di Gandalf: Persino Gollum potrebbe avere ancora qualcosa da fare? Se non fosse stato per lui, Sam, non avrei distrutto l’Anello. La Missione sarebbe stata vana, proprio alla fine. Quindi, perdoniamolo!”

 

Anche Saruman dovrà riconoscere la crescita e la saggezza di Frodo, quando verrà sconfitto al ritorno dei quattro Hobbit nella Contea: Frodo infatti arriva ad avere speranza nella redenzione dello Stregone caduto nonostante i danni provocati all'amata Contea, superando forse, di nuovo, lo stesso Gandalf. Nonostante il suo momento di debolezza, estremamente umano, si è ampiamente guadagnato il rispetto di tutti, così come il suo posto sulla nave che lo porterà a Valinor, al cospetto degli Déi.

I Fuochi di Gondor

bottom of page