ERACLITO
Perchè Tutto Scorre

Avete presente quando sentite dire “Tutto passa…” con fare un po’ fatalista?
Ecco, il primo filosofo che con accezione totalmente diversa ha determinato questo principio, oggi usato spesso in modo un po’ semplicistico, si chiamava Eraclito.
Conosciuto dai più come il filosofo del divenire, è colui che per primo afferma che tutto scorre e introduce l'ormai nota espressione greca “Panta rei”.
In questo breve articolo introduttivo però ci lasciamo alle spalle il fatalismo melodrammatico e andremo a scoprire quali sono i veri capisaldi del suo pensiero e, cosa ancor più importante, in che modo questa filosofia ha lasciato la sua impronta nei millenni, tanto da essere arrivata ai giorni nostri senza averci ancora rivelato tutti i suoi segreti. Dunque ad essere ancora fonte di studio e conoscenza.

“Non c'è realtà permanente ad eccezione della realtà del cambiamento; la permanenza è un'illusione dei sensi.”
Questo noto aforisma di Eraclito sintetizza piuttosto bene il pensiero del filosofo: la realtà è in continuo mutamento, e così lo è anche l'uomo che immerso nel flusso degli avvenimenti spesso non comprende che la persistenza è solo apparente.
Per questo motivo il pensatore greco affermava che:

“Noi scendiamo e non scendiamo nello stesso fiume, noi stessi siamo e non siamo”
Infatti “nessun uomo entra mai nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è lo stesso uomo”.
Dunque secondo Eraclito tanto la realtà che circonda l'uomo, quanto l'uomo stesso sono soggetti al mutamento.
Il Fuoco è il principio

“Questo mondo, che è lo stesso per tutti, non lo fece alcuno degli dèi, né alcuno degli uomini, ma è sempre stato ed è e sarà fuoco eternamente.”
Questo divenire inteso come eterno cambiamento, come movimento continuo, è ciò che spinse probabilmente il filosofo a individuare l'archè, quindi il principio primo alla base della realtà, nel fuoco. Questo elemento, a differenza degli altri tre (terra, aria e acqua) è sempre vivo, mai uguale a sé stesso nel momento precedente, ma allo stesso tempo sempre lo stesso fuoco.
Il Contrasto Come Creazione: la Dottrina degli Opposti, l’Armonia dei Contrari

“La lotta è madre di tutte le cose e di tutte regina; e gli uni rende Dei, gli altri uomini, gli uni fa schiavi, gli altri liberi.”
È interessante dunque notare il filo conduttore che lega tutti gli aspetti della filosofia di Eraclito: il concetto dell'eterno mutamento e della realtà mai totalmente statica può essere ritrovato anche nella dottrina dei contrari, considerata da molti come l'aspetto più originale della filosofia eraclitea.
Egli sostiene che due opposti si trovano necessariamente in un rapporto di interdipendenza, uno cioè non può vivere senza l'altro e proprio la loro coesistenza nella realtà è una contraddizione che genera il movimento.
“La via che va su è la via che va giù.”
Consideriamo ad esempio la salita e la discesa, oppure il caldo e il freddo: il concetto di salita non può esistere senza quello di discesa, allo stesso modo non potremmo pensare qualcosa di caldo senza avere conoscenza del freddo. Tra i contrari si instaura infatti un rapporto di lotta, che è però solo superficiale e apparente poiché agli occhi di chi effettivamente è in grado di vedere l'essenza delle cose, il movimento degli opposti appare profondamente armonico e proprio all'interno di questo il filosofo vede la Legge Universale della Natura.
“Il fuoco vive della morte della terra e l’aria vive della morte del fuoco; l’acqua vive della morte dell’aria, la terra della morte dell’acqua.”
La Gloria eterna contro l’effimero ingozzarsi

“Uno è per me diecimila, se è il migliore.”
Un ultimo punto che di Eraclito viene spesso tralasciato è la sua provenienza da una famiglia aristocratica, questione non di seconda importanza data l'impostazione filosofica del suo pensiero. Egli ebbe in vita la possibilità di arricchirsi ed avere diversi titoli, ma a tutto questo rinunciò sostenendo che «Rispetto a tutte le altre una sola cosa preferiscono i migliori: la gloria eterna rispetto alle cose caduche; i più invece pensano solo a saziarsi come bestie». Eraclito era dunque fortemente aristocratico, nel senso etimologico e vertiero del termine: aristocrazia deriva infatti da aristoi, cioè i migliori. Gli uomini migliori però non si identificavano secondo il filosofo come i più ricchi o i più importanti, ma al contrario come coloro che sono in grado di andare oltre l'apparenza delle cose, svelare il così detto velo di Maya e cogliere il senso intrinseco della realtà.
Al contrario i più, cioè i dormienti, non sono coscienti di nulla di ciò che fanno o pensano quando sono desti allo stesso modo che non sono coscienti durante il sonno.
Ma a riguardo torneremo presto con un nuovo articolo dedicato.