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La Cornice Negativa del Potere

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Come accennato nell’articolo precedente, andremo ora ad approfondire la cornice negativa in cui viene inserito il potere per cercare di comprendere e ipotizzare alcune delle ragioni per cui questo accade e in che modo ci può influenzare nell’approcciare la tematica.

Come già anticipato, il Potere viene presentato spesso come un elemento corruttore, che ammalia con false promesse e contamina con cinismo e scarso senso etico chiunque ne sia attratto per qualsivoglia ragione. Di conseguenza chi viene definito Potente è considerato e trattato con invidia, riverenza o ostilità a seconda delle situazioni.

COME FUNZIONA QUESTA CORNICE?

Se è vero che nessuna cornice rappresenta mai la realtà delle cose, lo è altrettanto che per essere efficace inevitabilmente essa deve affondare le sue radici in aspetti concreti.

In particolare il Potere, nell’accezione di Dominio, è facilmente inquadrabile nella così detta “cornice negativa”, soprattutto perché l’imposizione della propria Volontà sull’esterno è a tutti gli effetti un atto di forza e si concretizza con una prevaricazione su un elemento altro da noi, sia esso naturale, sociale, o un altro soggetto.

E’ vero inoltre che il Potere, il Dominio, è affare per pochi: la struttura base della natura è gerarchica, e in termini di sopravvivenza è cruda.

In tutti i gruppi definibili “sociali”, dalle formiche alle api, dai leoni agli elefanti, chi detiene il Potere è l’elemento più forte che riesce ad estendere il proprio dominio sul gruppo e sull’ambiente esterno, garantendo la sopravvivenza di tutti e la prosecuzione della specie. Nonostante l’evoluzione, l’uomo non esula da questa logica arcaica e per quanto le dinamiche siano diverse dallo stato brado di natura, i criteri a cui istintivamente ci si attiene sono i medesimi.

Per queste ragioni chi detiene il Potere dominando, vive una condizione di relativo isolamento dal resto del gruppo, distinguendosi. Da ciò è naturale che sia portato a costruire una serie di relazioni per sé e per la propria famiglia con chi condivida una condizione analoga, sia per interessi, estrazione, responsabilità, ritmi di vita, e per un banalissimo principio secondo cui il simile attira il simile.

L’ovvia conseguenza è che questa situazione va ad aumentare il grado di separazione percepito sia dai diretti interessati, che potrebbero diventare arroganti, sia da chi non condivide la condizione di “potente”, che potrebbe sviluppare invidia.

Una volta raggiunta o ereditata, è altresì naturale che chi si trovi a detenere il potere voglia mantenere la sua posizione privilegiata, in primis rendendo meno accessibile un’eventuale scalata dal basso.

A contribuire alla creazione di una cornice negativa che circonda il Potere e coloro che lo esercitano, indipendentemente dalle qualità etiche, vi è il fatto che l’esercizio del Potere esige che vengano prese decisioni i cui effetti andranno a ricadere a pioggia sulla base. Questa capacità decisionale richiede a sua volta determinazione e una certa dose di intransigenza per poter essere espressa, e facilmente è fraintendibile sia dalla base che dal vertice come mero cinismo e insensibilità.

Essa può infatti essere vissuta come una prepotenza giustificata dal ruolo, e può generare sudditanza e risentimento da una parte, come delirio di onnipotenza e scollamento dalla realtà dall’altra.

In questo modo la relazione di naturale subordinazione si sposta facilmente su una relazione tra Dominanti e Dominati, alimentando la connotazione negativa che il Potere vive.

 

 

IL DOMINIO SULL’ESTERNO

Caratteristica centrale su cui si fonda la cornice e la percezione negativa del Potere è il Dominio sull’esterno. Questa espressione di Volontà che va a piegare e sottomettere l’esterno viene spesso ridotta alla mera prepotenza, con un’accezione distruttiva.

Anche questa lettura affonda in effetti parzialmente le sue radici nella realtà, vedendo nell’atteggiamento dominante note di prepotenza e insensibilità verso l’elemento dominato.

Di per sé invece questa caratteristica non è negativa: Il volersi imporre sul mondo esterno è la forza che ha portato l’uomo ad evolversi, a cercare di realizzare altro oltre quello che vedeva intorno a sé, senza fermarsi davanti alle difficoltà.

E’ la forza necessaria per cambiare l’ambiente circostante, magari ostile, costruendo ponti, acquedotti, infrastrutture. 

E’ la tenacia dei grandi condottieri, che spesso conquistando e sottomettendo intere popolazioni hanno fondato civiltà millenarie nella storia dell’uomo, è la stessa energia che ci ha portato a solcare i mari e a costruire aeroplani fino alle navicelle spaziali per andare dove non si poteva.

Risponde alla necessità di affermarsi quale essere esistente attraverso l’azione.

Ovviamente un’ipertrofia di questa caratteristica porta inevitabilmente a non considerare l’altro, vedendolo unicamente come un mezzo di affermazione di sé, il mondo circostante solo come un elemento alieno da piegare e da sottomettere al proprio volere, arrivando a perdere anche la propria umanità e diventando a tutti gli effetti un elemento meccanico che agisce unicamente in termini distruttivi.

EFFETTI DELLA CORNICE NEGATIVA

Leggere la tematica del Potere sotto questa cornice, ha come primo e sostanziale effetto quello di allontanarci dalla tematica stessa: in qualità di elemento negativo, il Potere diventa inevitabilmente qualcosa di non desiderabile. Diventare come “i Potenti”, equivarrebbe a diventare come quegli snob, cinici, prepotenti, contro cui e bene scagliarsi. Distinguersi da questi può far sentire migliori…ma subordinati.

 

Infatti rendere non desiderabile il Potere è la prima difesa per chi lo detiene.

 

In secondo luogo aderire a questa lettura significherebbe che chi invece lo anelasse particolarmente, si dovrebbe adeguare allo stereotipo sopracitato, andando a confermarne la validità e ad alimentare il paradigma che vedrebbe:

Potere = Dominio sull’esterno = Aumento delle proprie Possibilità, a discapito dell’esterno

Sia individualmente che socialmente questa situazione non permetterebbe mai un cambiamento sostanziale di una situazione andando in caso solo a cambiare la figura di dominio, senza andare a modificarne l’essenza.

Più andiamo quindi a giudicare “i Potenti”, considerandoli stronzi in quanto tali, più ci andiamo a privare (più o meno inconsciamente) della possibilità di essere noi stessi uomini o donne di Potere, al pari di chi li venera acriticamente per il ruolo che svolgono.

Per poter rompere lo schema meccanico che regge questo paradigma si deve avere il coraggio di invertire lo sguardo con cui indaghiamo questa materia, ma di questo ci occuperemo nel prossimo articolo.

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