A Proposito degli Hobbit

Tra i Popoli Liberi della Terra di Mezzo creata dalla penna di J.R.R. Tolkien ve n'è uno che a lungo è rimasto marginale, isolato, quasi del tutto escluso dal susseguirsi degli eventi nel resto di Arda, ma che da un determinato momento in avanti diventa via via più importante, finché uno di loro non si ritrova sulle spalle la responsabilità di salvare il mondo intero dalla distruzione e dalla schiavitù.
Sono gli Hobbit, creature miti e dedite principalmente all'agricoltura, amanti dei piccoli piaceri di una vita semplice, confortevole e priva di rischi. Sembrano apprezzare la buona cucina o un brindisi con gli amici più dell'oro e delle gemme preziose: la loro stazza media, del resto, non gli consente di essere annoverati fra i guerrieri più temibili, tanto che nella Contea l'utilizzo più frequente per oggetti come spade, lance e pugnali è quello di “Mathom”, come questi piccoletti amano definire qualcosa di sostanzialmente inutile, ma che può essere bello se usato come decorazione per le pareti delle loro case.
I “Mezzuomini” preferiscono infatti prendersi cura del territorio della Contea con profondo amore e rispetto, e la loro terra ricambia queste attenzioni generosamente, tramite i suoi frutti.
Nei lunghi secoli della loro storia sviluppano quindi una vera e propria tradizione nella produzione di cibi e bevande di qualità, oltre a diventare i maggiori coltivatori ed esportatori della celebre Erba Pipa.

Quella degli Hobbit viene descritta da Tolkien come una comunità chiusa, figlia della timidezza propria di questo popolo, i cui membri non entrano in contatto volentieri con il mondo esterno e con le altre razze, tanto che solo i più colti tra Elfi, Uomini e Nani sono al corrente della loro stessa esistenza. Se tale modo di vivere da una parte rappresenta un limite per la crescita personale e sociale di ognuno di loro, dall'altra li aiuta a conservare e ad approfondire ulteriormente il legame con la terra della Contea e con le radici che in essa hanno fatto attecchire. Una relazione, questa, che è tutt'altro rispetto al semplice sfruttamento della terra come mezzo per ottenere ricchezza economica e fonte di benessere dal punto di vista materiale.
Il suolo della Contea è per gli Hobbit una risorsa, tanto quanto gli Hobbit lo sono per esso, grazie al loro lavoro e al rispetto con il quale lo portano avanti; ciò crea un'armonia che porta enormi vantaggi sia al popolo dei Mezzuomini, sia alla Terra che fa loro da casa, che proteggono dalla devastazione delle guerre e dell'industrializzazione, visto che essi non comprendono ne amano strumenti più complessi del soffietto di un fabbro, garantendo agli abitanti dei Quattro Decumani un'esistenza libera su un territorio prosperoso e pulito.
Potremmo definire questo reciproco rapporto di cura e protezione quasi come un patto sacro, che non è mai stato messo per iscritto da nessuno, ma che è inciso nel cuore di ogni vero Hobbit.
Quando però questo equilibrio viene messo in discussione, i Mezzuomini sono costretti ad accantonare la propria indole pacifica e a disseppellire l'ascia di guerra. È proprio ciò che succede alla fine della Guerra dell’Anello, quando Saruman decide di vendicarsi degli Hobbit che ne hanno cagionato la sconfitta.
Cerca di distruggere la Contea, distruggendo i campi per creare fabbriche sempre più grandi che inquinano e deturpano il paesaggio dei Quattro Decumani rendendolo sterile, arido e a tratti mostruoso, vessando gli Hobbit, con un regime autoritario, privandoli della loro amata quiete e della loro libertà, incarcerandone parecchi.
Come sfregio finale devasta senza pietà quelli che erano stati fino a quel momento i simboli della loro Tradizione e del loro stile di vita, bucolico ed in armonia con la Natura, come l'Albero sotto il quale si era tenuta la festa per il centoundicesimo compleanno di Bilbo Baggins.
Ma Radici così profonde come quelle che gli Hobbit hanno nella Terra della Contea, sono impossibili da recidere. Tornati a casa dopo la distruzione dell'Anello, Frodo, Sam, Merry e Pipino scoprono lo stato in cui versa la loro terra, nella quale solo il clan Tuc, sotto il comando di Paladino, padre di Pipino, ancora resiste all’oppressione di Saruman.
Assieme ai membri del clan di Pipino, i quattro Hobbit preparano la rivalsa, portando alla sollevazione della Contea. Sotto la guida di Frodo e il comando militare di Merry e Pipino, questi ultimi divenuti esperti guerrieri e nominati cavalieri di Rohan e Gondor,

i Mezzuomini sbaragliano i Ruffiani, gli uomini di Saruman, mettendo in luce grande tenacia e abilità nel tiro con l’arco; l'impresa viene compiuta senza nemmeno chiedere assistenza agli altri popoli liberi della terra di Arda, che sarebbero di certo accorsi a liberare la Contea se gli eroi della Compagnia l'avessero domandato.
Frodo, Merry, Pipino e Sam riescono infatti a far sollevare la popolazione di Lungacque, una cittadina della Contea. Qui alla testa di circa 200 Hobbit armati di mazze, zappe, randelli e archi, mettono in fuga dei Ruffiani giunti per riscuotere tributi. Rinforzati da un contingente di 100 membri del clan Tuc, tendono poi un’imboscata agli uomini inviati da Saruman lungo la via per Lungacque. Sbaragliati gli sgherri di Saruman, la stretta di quello che fu lo stregone bianco ha fine.
Il legame reciproco fra Terra e Popolo, la determinazione nel preservare le proprie Radici e Tradizioni, il desiderio di difendere la terra natia da chi la vuole solo sfruttare, distruggendo la sua bellezza e la sua specificità per i propri interessi personali...
Nonostante in certi ambienti ormai vada di moda negarne l'esistenza, a noi de “I Fuochi di Gondor”, tra le righe de “Il Signore degli Anelli” piace ancora cogliere questo tipo di insegnamenti, e da essi traiamo coraggio, forza e speranza.